Le Isole Ciclopi

L'origine della costa ionica I Pillows I Basalti colonnari  
L'isola Lachea

L'Isola Lachea fa parte del piccolo arcipelago Lacheo, che si trova di fronte al mare d’Acitrezza. L’isola, come comunemente è chiamata dagli abitanti del  luogo, ha una forma irregolare, il lato fronte Acitrezza  è di circa 250 metri d’estensione, ha una superficie poco superiore ai due ettari.  La parte alta dell'Isola é costituita da argille di color sabbia, che sormontano le formazioni basaltiche. Sempre nella parte superiore, raggiungibile da scale scavate nella roccia, è presente un fabbricato, sede del museo ittico, un pozzo d’epoca assai antica e una piccola dimora scavata nell’argilla indurita, che probabilmente fu il dormitorio di San Giovanni l’anacoreta, eremita alla fine dell’XI secolo. Nella parte bassa, fronte Acitrezza, e presente un altro piccolo fabbricato sede del custode. 

La dimora dell'eremita Lo scoglio "monaco"
Veduta del museo ittico sull'isola Lachea (sullo sfondo l'Etna)
Dalle origini ad oggi

La nascita dell'Isola Lachea e dei Faraglioni facenti parte dell’arcipelago Lacheo possono farsi risalire a circa 500.000 anni fa, quando cioè questa zona fu interessata da una ricca attività eruttiva sottomarina, che portò al sollevamento fuori del mare di queste formazioni basaltico-argillose. Il nome di Lachea le viene dall’Odissea d’Omero, come quell’isola che Ulisse raggiunse nella terra dei ciclopi. L’isola faceva parte anticamente del territorio d’Aci Antico, con il tempo, frazionatasi quest’antica città, passò in possedimento, esattamente nel gennaio del 1672, al Principe Reggio di Campofiorito.

Finita la dinastia dei Reggio, l’isola e i faraglioni furono ceduti in enfiteusi agli inizi del 1800. L’anno 1828 con l’annessione d’Acitrezza al comune d’Acicastello iniziarono diverse dispute sulla propieta’ dell’isola, finchè passo’ alla famiglia dei Gravina.

Nel 1869 il senatore Luigi Gravina la donò all’Università di Catania, il cui rettore era allora il prof. Andrea Capparelli. La donazione prevedeva che l’isola fosse utilizzata per studi scientifici. Di fatto, si pervenne solo alla costruzione del piccolo museo ittico.

L’isola divenne un rinomato approdo per i bagnanti tra il 1960 e il 1990. La sera del 23 giugno 1982, una serie di fari istallati sull’Isola e i Faraglioni illuminarono in modo spettacolare questi grandiosi scogli. L’illuminazzione portò a duri contrasti di natura ambientalista, che sfociarono, prima, nello spegnimento definitivo dell’illuminazione e, dopo, nel 1990 all’istituzione della riserva marina integrale. Per cui l’Isola e i Faraglioni, inseriti nel contesto di tale riserva, oggi sono divenuti quasi inaccesibili. Tuttavia negli ultimi anni l’isola Lachea si sta aprendo a nuovi scenari grazie, anche, alla gestione dell’Università di Catania che ha già ristrutturato i due piccoli fabbricati siti sul grande scoglio.
La custode dell'Isola è una dipendente dell'Università, la trizzota Elisabetta Zuccaro.

Fauna e flora

L’isola lachea è famosa anche per un rettile che si troverebbe solo su questa, vista l’impossibilita’ del contatto con la vicina terra ferma. Si tratta della lucertola Podarcis sicula ciclopica   sottospecie endemica, che rimanendo isolata per migliaia d’anni, dalle specie presenti sulla terra ferma, ha avuto un’evoluzione differente che la rende unica. Inoltre tra gli invertebrati sono presenti elementi di vari gruppi quali Collemboli, Coleotteri, Imenotteri e Lepidotteri. Tra gli Aracnidi Gnafosidi è di particolar rilievo l'Urozelotes mysticus presente solo sull'Isoletta. Di notevole interesse può essere tra gli ucceli, che fanno il proprio nido sull’Isola, la cosiddetta passera sarda. In inverno, lIsola Lachea diventa il rifugio di gabbiani e cormorani.

La flora dell’isola Lachea risente certamente dello sfruttamento che fu fatto dei suoi suoli, con l’impianto di colture, agli inizi del 1800, quando fu ceduta in enfiteusi. Tali impianti hanno modificato irrimediabilmente l’evoluzione naturale della stessa flora.

Oggi tra le specie presenti sull’isoletta possiamo ricordare queste: sonchus oleraceus, Ferula communis, Senecio vulgaris, Chrysanthemum coronarium, Ailanthus altissima.

Di particolar rilievo è il Catapondium marinum tipico delle aree a contatto con l’acqua marina.

©Grasso Giovanni e Antonio Guarnera 2000