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L’ORIGINE DELLA COSTA JONICA del Prof. Palumbo

L'origine della costa jonica si può comprendere solo se si tiene conto della teoria della "deriva dei continenti" elaborata tra il 1910 e il 1930, dal geofisico tedesco A. Wegener. Secondo questa teoria all'inizio del Mesozoico (circa 250 milioni di anni fa) le terre emerse erano riunite in un gigantesco supercontinente, la Pangea che, successivamente, si spezzò in tante isole, le zolle che si allontanarono l'una dall'altra, spinte dal magma che si riversava all'esterno delle profonde fratture esistenti in cima alle dorsali oceaniche.

Poiché la frattura della dorsale medio-atlantica, a Sud si allargò più che a Nord, l'Africa fu soggetta a un movimento di deriva antiorario che l'ha spinta a salire in direzione nord-ovest e a collidere contro la zolla euro-asiatica.

Quando due zolle si scontrano, se sono di natura diversa, la più pesante, di solito l'oceanica, di natura basaltica si incunea sotto la zolla continentale, più leggera perché granitica sprofondando, per attrito, fonde, creando del magma molto viscoso perché derivato dalla fusione del Sial e con un fenomeno detto subduzione, origina i vulcani.

Nel Pleistocene medio-inferiore, circa 600.000 - 500.000 anni fa, quasi tutta la Sicilia orientale era sommersa dal mare ed esisteva un ampio golfo, detto preetneo che si addentrava sin verso Maletto e Randazzo e separava l'altopiano Ibleo già emerso dalle catene montuose settentrionali dei Peloritani. In tale periodo, la spinta del continente africano contro la zolla euro-asiatica ha causato, nel Tirreno, fenomeni di compressione che hanno causato la subduzione che ha originato i vulcani esplosivi delle Eolie (Stromboli e Vulcano ) e nello Jonio, fenomeni di distensione che hanno portato alla formazione di fratture nel fondale marino, da cui è fuoruscito del magma proveniente dal mantello, cioè la zona fluida posta al di sotto della crosta terrestre.

 

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Cappellaccio di marna sul Faraglione Grande Cappellaccio di marna sull'isola Lachea Basalti colonnari e rocce organogene - Porticciolo di Acitrezza Basalti colonnari con rocce organogene nella parte bassa che rivelano il bradisismo negativo Particolare del cappellaccio di marna - Isola Lachea Pillows in zona "pietrazze"

Il magma, di natura basaltica e, quindi, molto fluido, a contatto con l'acqua del mare ha originato i pillows e i basalti colonnari, le particolari vulcaniti che caratterizzano il territorio di Acitrezza che è stato definito "viva testimonianza dell'antichissima attività vulcanica", nonché una delle rare località al mondo nelle quali si addensano affioramenti del genere, con alcuni lembi di questi monumenti del passato, che, in qualche tratto a contatto con le lave subaeree relativamente recenti dell'Etna, esaltano le differenze ed i contrasti morfologico-strutturali. L'unione di tutti questi elementi naturali , pillow-lave e basalti colonnari, forma un insieme difficilmente riscontrabile non soltanto nella Sicilia, ma addirittura nell'intero bacino del Mediterraneo "(Gazzetta Ufficiale Regione Siciliana, 19-O2-l994)".

In quel tempo il fondale del golfo preetneo era ricoperto da un particolare tipo di argilla che gli studiosi hanno chiamato Siciliano, che oggi si ritrova attorno ai pillows sulla costa, sull'isola Lachea e sul Faraglione Grande trasformata in marna, a causa dell' alta temperatura cui è stata soggetta per il contatto con il magma. La zona che ricopre il Faraglione Grande è definita "Cappellaccio di marna". L'argilla originaria si ritrova, invece, in cima al Monte Vamboleri nell'unica zona del territorio che è stata risparmiata dalle successive eruzioni etnee. La spinta dell'Africa ha causato, inoltre, il bradisismo cui la zona è soggetta, per cui il nostro territorio continua a sollevarsi e pare che in tempi storici si sia sollevato di circa 8 m.

 

Esistono diverse prove che evidenziano il bradisismo cui la zona è soggetta :

 

1) Sulla colata lavica che circonda la rupe sono state rinvenute due piattaforme di abrasione marina ad altezze diverse: una a circa un metro dall'attuale livello del mare e l'altra a 4 metri, ricoperta dalla colata lavica subaerea. In basso le rocce sono di origine submarina, costituite da pillows e ialoclastiti, in alto, le vulcaniti sono state eruttate dall'Etna. A proposito di queste ultime, oggi, i prof. Romolo Romano e Carmelo Sturiale hanno potuto determinare con una certa sicurezza la loro età; essi dicono, infatti, che l'eruzione che le ha generate è avvenuta tra il 122 a.C. e il 252-253 d.C. e non come aveva scritto il Platania il 1169.

 

2) In talune rocce della costa sono presenti dei fori scavati dai Litodomi, molluschi che scavano la roccia dentro cui si insinuano emettendo una secrezione acida. Tali fori si possono osservare all'interno della grotta a nord della rupe, nelle grotte lungo la costa, sull'isola Lachea e sul faraglione grande anche a 7-8 m sul livello del mare.

 

3) Sul Monte Vamboleri ( circa 120 m sul livello dei mare) si trovano, scavando nelle argille del suolo fossili di molluschi e foraminiferi che vivevano nei nostri mari nel pleistocene. Sono state trovate circa 80 specie diverse.

 

4) Sui faraglioni di Acitrezza e sui Faraglionelli, in particolare, sono presenti incrostazioni calcaree di coralli e vermeti a notevole altezza rispetto al livello dei mare.

 

5) Sul Monte Vamboleri, nelle rocce sparse tra le argille, si trovano tracce di abrasione marina, le cosiddette sculture alveolari.

 

6) Le grotte lungo la costa dimostrano di aver subito un sollevamento: presentano, infatti. sul tetto, resti di rocce calcaree organogene.

©Grasso Giovanni e Antonio Guarnera 2000